Cromolitografia: arte litografica a colori

Cromolitografia

Nel precedente articolo: “Stampa Litografica: il processo di stampa chimica su pietra” abbiamo introdotto l’argomento della stampa litografica. Una particolare tecnica di stampa basata sulla chimica che intercorre tra acqua e sostanze oleose o grasse. Una tecnica dalla quale è possibile ricavare stampe in bianco e nero e persino a colori. La colorazione delle litografie prende il nome di “cromolitografia”. In passato è stata una tecnica piuttosto complessa e macchinosa che richiedeva impegno e maestria. Con il passare del tempo anche questa tipologia di stampa ha subito dei mutamenti e delle evoluzioni. L’adeguamento alle richieste contemporanee e il diffondersi di nuove tecniche ha modificato l’impiego della cromolitografia a seconda delle necessità e delle mode.

Cromolitografia: la storia di un’arte

La Cromolitografia non è una semplice tecnica di stampa, come può essere la stampa sublimatica, piuttosto che la stampa UV. La cromolitografia è considerata una vera e propria arte. Il termine deriva sempre dal greco, dalla parola chroma (colore), lithos (pietra) e graphia (da graphein, disegnare). Con la cromolitografia è possibile stampare magnifici disegni a colori, imitando soprattutto i colori a tempera.

All’inizio questa tecnica era utilizzata solo per decorare oggetti senza alcuna scritta. Mobili, scatole, ventagli e contenitori vari erano “abbelliti” con immagini ottenute grazie alla cromolitografia. Le stampe così ottenute venivano spesso e volentieri ritagliate e utilizzate per abbellire album e quaderni.

Si deve aspettare la metà dell’Ottocento per iniziare a vedere le prime stampe cromolitografiche su carta e cartoncini. Venivano utilizzate per pubblicizzare prodotti da vedere, come dei veri e propri volantini. Sono di quel periodo le famose figurine Liebig, emesse tra il 1872 e il 1975, serie formata da sei immagini accostate le une alle altre. La prima serie è considerata una vera e propria rarità.

La realizzazione delle vignette veniva affidata ad artisti del periodo, mentre la stampa era realizzata con tecniche cromolitografiche fino a 12 colori. Queste figurine sono considerate un vero e proprio capolavoro rappresentativo del tempo che, negli anni successivi, sono anche state tradotte in svariate lingue (tedesco, italiano, fiammingo, olandese, spagnolo). Sicuramente non erano le uniche figurine in circolazione in quel periodo, ma la cura dei dettagli e la meticolosità nella realizzazione della stampa, le trasformarono subito in una delle serie più amate e ambite da tutti.

Successivamente a quel periodo d’oro, la cromolitografia andò via via scomparendo. Venne abbandonata in modo graduale per via dell’avvento delle tecniche fotografiche. Il passaggio fu comunque progressivo. Fino agli inizi degli anni ‘60 in Italia era ancora possibile trovare qualche piccola stamperia litografica periferica che realizzava queste tecniche.

CromolitografiaCromolitografia: come funziona

La tecnica è nata a partire dal 1837, sulle basi della litografia (scoperta/ideata dal monaco austriaco Aloys Senefelder nel 1796). La matrice è sempre la stessa, una pietra di calcare molto porosa e dall’alto grado assorbente. La lastra deve, come sempre essere molto liscia e uniforme, per permettere al disegno di essere tracciato con facilità e in modo lineare.

Il disegno è realizzato con matite saponose, vale a dire grasse o oleose. Tracciato il disegno, la lastra è trattata con una soluzione acida. Una volta inumidita si passa all’inchiostratura, per la quale è impiegato un rullo in pelle o in caucciù.

L’inchiostro, a base oleosa, aderisce solo sui tratti disegnati con la matita grassa, mentre viene respinto dalla superficie umida della pietra. Il passaggio successivo consiste nell’appoggiare il foglio di carta sulla matrice per imprimervi il disegno realizzato. Si ottiene così la prima litografia. Dalla stessa matrice è possibile ricavare svariate stampe che, solitamente, vengono anche numerate.

Per quanto riguarda il colore è necessario realizzare una matrice diversa per ciascun colore che si voglia aggiungere alla stampa. L’evoluzione di questa tecnica ha permesso di utilizzare sempre più colori, più velocemente e con maggiori sfumature e toni molto brillanti.

Jules Chéret: maestro della cromolitografia

Parlando di cromolitografia non si non citare Jules Chéret. Pubblicitario e pittore francese è stato il padre del manifesto moderno. All’attivo conta ben oltre un migliaio di cartelloni pubblicitari, molti dei quali

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