Fotopolimero liquido e digitale: caratteristiche, differenze e quale scegliere

Fotopolimero liquido

L’industria flessografica è un settore complesso e articolato che prevede conosce tecniche approfondite e precise. Le scelte da fare in questo campo sono innumerevoli e la necessità di rimanere sempre aggiornati e al passo con i tempi è di assoluta importanza, in un mondo che corre veloce e senza freni. L’evoluzione della flessografia è stata rapida e inesorabile. Con il tempo l’avanzare della tecnologia ha segnato dei cambiamenti drastici e inevitabili. Ne rappresenta un perfetto esempio la realizzazione del fotopolimero per la stampa packaging flessibile o di etichette flexo. Oggi siamo arrivati a chiedere se sia meglio utilizzare un fotopolimero liquido, oppure uno digitale. Vediamo quindi di capire meglio quali caratteristiche possiedono e quali sono le principali e più significative differenze.

Fotopolimero liquido: cos’è e quali caratteristiche possiede

Il Fotopolimero liquido è usato soprattutto per la stampa su cartone ondulato. Oggi è ormai soppiantato, quasi del tutto, dal cliché flexo. Un prodotto innovativo che supera, in fase di stampa, il fotopolimero liquido per maggiore versatilità di utilizzo  e qualità di produzione del grafismo.

Durante il processo del fotopolimero liquido, il negativo dell’immagine da incidere, è posizionato direttamente sull’unità di esposizione. È poi coperto, successivamente, da un foglio trasparente sul quale è versata una resina fotopolimerica liquida attraverso un apposito rullo. Il liquido subisce un potenziamento grazie all’esposizione ai raggi di una lampada ultravioletta. I raggi ultravioletti riescono ad indurire il fotopolimero liquido sul lato opposto a quello esposto.

Il  tempo di esposizione fa variare la profondità di penetrazione delle radiazioni nel fotopolimero, mutando lo spessore definitivo del cliché.  Una seconda esposizione alla luce UV, attraverso il negativo, indurisce il fotopolimero liquido, nelle aree immagine della lastra. Quindi le zone senza grafismi rimangono non impressionate, morbide e solubili. A questo punto la lastra esposta è rimossa dall’unità di esposizione. Il film superficiale è sfogliato dalla superficie e inviato ad un’unità di washout per rimuovere gli scarti. Il lavaggio permette di lasciare in rilievo le zone immagine esposte.

Fotopolimero liquido

Fotopolimero digitale: cos’è e quali caratteristiche possiede

Il fotopolimero digitale prevede l’utilizzo di un computer to plate. In questo caso il processo digitalizzato è semplice e veloce. Tramite un apposito raggio laser ablativo, testi ed immagini sono trasferiti direttamente sulle lastre digitali. Nel glossario della stampa e prestampa la lastra è definita come uno degli elementi base dell’industria tipografica. Per questo motivo la sua elaborazione deve essere attenta e precisa e non scendere mai sotto precisi standard qualitativi.

Una volta incisa la lastra è esposta a luci UV ad alta intensità. In questo modo le zone  incise sono polimerizzate. Poi si passa al lavaggio automatizzato, all’asciugatura del cliché e al finissaggio. Quest’ultimo è eseguito attraverso l’esposizione a speciali lampade UV che restituiscono al fotopolimero la rigidità iniziale, consentendone l’utilizzo in fase di stampa.

Esistono molteplici tipologie di matrici flessografiche in fotopolimero digitale. Sono resistenti e versatili e riescono quindi a soddisfare molte esigenze dell’attuale mercato (a differenza del fotopolimero liquido). Oggi, infatti, esistono lastre compatibili con:

  • acqua
  • solventi
  • inchiostri UV
  • electron beam

A seconda dei casi e delle esigenze, un materiale, piuttosto che un altro, permette di stampare su carta, cartoncino, film plastico, alluminio, carta adesiva, tissue e cartone. Quindi, alla fine, il fotopolimero digitale rappresenta uno standard industriale per una stampa flexografica di altissima qualità. Permettono una notevole capacità produttiva, sia nel caso di piccoli impianti, che di tirature consistenti. L’importante è dotarsi sempre di Registratore di lastre termiche qualitativamente superiori e CTP che siano efficienti e rapidi che riescano a semplificare l’intero processo produttivo.

Fotopolimero liquido VS fotopolimero digitale

Veniamo ora alle considerazioni da fare quando si tratta di scegliere tra fotopolimero liquido VS fotopolimero digitale. Ci sono alcuni fattori da considerare per scegliere il tipo di fotopolimero adatto alla propria stampa flexografica:

  1. inchiostro
  2. supporto
  3. qualità
  4. ambiente
  5. costi
  6. tempi di produzione

Ad oggi, tenendo conto di ogni singolo elemento sopra citato, il fotopolimero digitale rappresenta sicuramente la soluzione migliore e più idonea per la stampa flexografica. Questo perché si tratta di un prodotto con il quale è possibile stampare su qualunque tipologia di materiale e con qualsiasi inchiostro a disposizione. Sono molte infatti le aziende che hanno deciso di puntare sempre di più su questo prodotto per le loro stampe flexografiche, ottimizzando tempi e costi di produzione e riducendo di conseguenza l’impatto ambientale.

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